Polonia, botte e insulti al gay-pride di Bialystok

BERLINO – Riesplode in Polonia la violenza di piazza dell´ultradestra nazionalsovranista e omofoba contro gli Lgbt e quindi contro i diritti umani. Ieri nella città nordorientale di Bialystok il primo corteo gay-pride organizzato sul posto è stato brutalmente attaccato da squadracce di ultrà polacchi. Molti pacifici dimostranti sono stati pestati a sangue, sotto gli occhi della polizia la quale pur disponendo a livello nazionale di molti mezzi e grande efficienza, è stata il secondo bersaglio degli ultrà e dunque è stata incapace di garantire che il corteo si svolgesse lungo il percorso concordato con le autorità.

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“Ti avevo detto una decina di giorni fa che l´atsmofera di odio e violenza omofobi peggiora di settimana in settimana, ormai devo dire che peggiora di giorno in giorno”, mi racconta al telefono uno studioso ed esperto della cultura e die movimenti Lgbt, il giovane Sebastian Maluszewski, docente alle scuole superiori e cofondatore del centro di ricerca dell´Università di Varsavia su storia e identità degli Lgbt. Poi aggiunge: “La Chiesa cattolica locale si era schierata da giorni contro il pacifico corteo gay pride dicendo non possumus, per chiarire che non poteva accettarlo. E mercoledí il diffuso quotidiano filogovernativo Gazeta Polska offrirà in omaggio con ogni copia un adesivo con la bandiera arcobaleno e la sigla Lgbz cancellate da una X”.

Segno dell´atmosfera creata dal partito di maggioranza sovranista PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Diritto e Giustizia, che ha otttimi rapporti con Salvini e la Lega). I leader del PiS ripetono da aprile che il movimento e la cultura Lgbt “sono una minaccia per la nazione e la famiglia”. Il corteo a Bialystok aveva cominciato a percorrere pacificamente le vie del centro. Secondo Spiegel online contava almeno 800 partecipanti, con striscioni e slogan gentili come “l´amore non è reato”. Improvvisamente gli hooligans ultrà sono arrivati con la loro carica con bastoni pugni di ferro e catene, pestando dimostranti e anche agenti di polizia. Manca al momento qualsiasi reazione o commento da parte governativa. Nei giorni scorsi una trentina di municipalità e un´assemblea regionale si erano orgogliosamente dichiarati “Lgbt-free”, liberi dalla cultura Lgbt. Concetto che evoca sinistramente il termine “Judenfrei” coniato da Goebbels nel Terzo Reich per Germania e Paesi europei occupati. Un prefetto aveva anche premiato e lodato in pubblico queste autorità locali.

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