Palermo, il teatro che parla dei tabù: il progetto di quindici giovani stranieri

I tabù culturali si fanno spettacolo, parole indicibili di cui nessuno parla: dal sesso alla violenza di genere, il razzismo, la violenza domestica e la salute mentale. Quindici giovani stranieri, dai 13 ai 27 anni, si sono fatti cronisti di storie nascoste tra i quartieri di Palermo. Poi, le loro interviste sono diventate il canovaccio di uno spettacolo teatrale, dal titolo “Tabù. Secrets revealed”, una forma di teatro sociale che denuncia il non detto.
Nato dal progetto Erasmus+ “Ta-boom”, promosso da un anno dall’associazione Forme, Red Incola e Prisms, tra Italia, Spagna e Grecia, lo spettacolo è l’esito di un lungo lavoro, iniziato lo scorso marzo a Palermo, che ha visto protagonista la comunità locale, soprattutto i residenti dei quartieri di Ballarò e Zen. Giovani provenienti da diversi paesi, dalla Grecia alla Repubblica Domenicana, Marocco, Honduras, Ghana e Siria hanno dialogato con gli abitanti in momenti di confronto su tabù e argomenti impronunciabili, dalla generica superstizione alla verginità e la discriminazione di genere. Poi, dai laboratori di gruppo e le interviste, le storie raccolte, compresi fatti di cronaca internazionali recentemente accaduti, sono diventate il testo dello spettacolo, diretto dal regista Dario Frasca, con allestimento e costumi a cura di Studio Pica di Luca John Nash, Jessica Adamo, in scena venerdì 26 luglio, alle 20,30, alla Domus Carmelitana di via Giovanni Grasso 13/A. Tema dello spettacolo è, dunque, la ricerca per oltrepassare i tabù. Nella storia, i quindici stranieri diventano quindici viaggiatori bloccati su un’Isola, in attesa che qualcuno si prenda cura di loro e ascolti le loro storie. “All’inizio l’idea di cimentarci con il tema dei tabù ci aveva disorientato – dice Dario Frasca – poi l’incontro coi ragazzi ha cambiato tutto. Abbiamo lavorato tanto insieme, ma soprattutto, ci siamo messi in discussione”. “Alla fine, il messaggio che lanciamo è uno solo: avere il coraggio di andare contro un sentire comune, per prendersi cura di noi stessi e della nostra società”, che cambia, esigendo parole sempre nuove. “Siamo consapevoli che certi tabù rimangono radicati nella società, ma è pur vero – continua Frasca – che è il tabù stesso che ci dà l’opportunità per cambiare la nostra storia”.

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