Tutto esaurito alla presentazione che si è svolta il 18 marzo 2025 presso lo Sporting Club Monza, dell’ultimo libro dell’architetto e saggista RENATO DI CRISCIO

Si è svolta martedì 18 marzo 2025 presso lo Sporting Club Monza, la presentazione dell’ultimo libro dell’architetto e saggista RENATO DI CRISCIO dal titolo “ESPERIENZE POSSIBILI.
“Architettura e musica” con la prefazione del musicista e cantante TULLIO DE PISCOPO.


La serata ricca di interventi di illustri relatori, ha visto la presenza della Fondazione V. Appiani di Monza che ha eseguito opere di J.S. Bach e di A. Vivaldi diretti dal Maestro Erminio Della Bassa.


Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Monza, Dott. Paolo Pilotto il dibattito, molto vivace, si è intavolato tra il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Monza e Brianza, Arch. Michela Locati, il Maestro Della Bassa e naturalmente dell’Architetto Renato Di Criscio.


Diversi sono stati gli interventi del pubblico che hanno innestato una piacevole ed interessante discussione sui temi trattati dal libro, ovvero il rapporto tra l’architettura e la musica.
La serata si è conclusa con un ricco buffet offerto a tutti i partecipanti.

Sinossi
Architettura e musica sono due sfere importanti della creatività umana, danno vita a
opere memorabili e ci rendono migliore la vita. Entrambe hanno una relazione profonda
con il tempo, il tempo dell’esperienza e della fruizione, il tempo della nostra vita: ce lo
insegna “Esperienze possibili”, che mette in luce il rapporto strettissimo tra musica e
architettura attraverso l’analisi di grandi costruzioni e di celebri melodie, raccontandoci la
loro storia, i loro creatori, il loro mondo, in un viaggio appassionante nelle epoche.
Con piglio divulgativo e garbatamente ironico, l’autore illustra concetti specialistici in
modo chiaro e semplice, per trasmetterci conoscenze sorprendenti e insieme naturali: lo
spazio creato da una sonata, il ritmo intorno cui sorge una cattedrale… Dopo la lettura,
musica e architettura saranno per noi più leggibili, godibili e connesse, e potremo trarne
nuove, appassionanti esperienze possibili.
Prefazione, introduzione
I paratesti iniziali contengono introduzione e prefazione degli importanti contributori:
L’architetto Paolo Rosa e il cantautore Tullio De Piscopo: forniscono a chi legge un’opinione
preliminare sul percorso in avvio e alcune chiose, a partire dalle rispettive sensibilità e
competenze.


CAPITOLO PRIMO. Tutto il tempo che vuoi
Si introduce il concetto del tempo, trasposto nell’immagine: a partire dalla prospettiva
rinascimentale come applicata dal Masaccio, si arriva alla scomposizione cubista operata
da Picasso. Principali opere analizzate: “Pagamento del tributo”, Masaccio, 1425; “Les
Demoiselles d’Avignon”, Picasso, 1907, e altre.
Dal tempo alla musica, dalle immagini all’architettura, il concetto di passaggio è quello
di stereofonia, con cui melodie e architetture “introducono” sia temporalmente che
fisicamente la persona in un ecosistema scandito da diversi momenti successivi. I concetti
qui affrontati sono quelli di ritmo e percorso, nell’ottica di una sequenza di ingresso e
progressione emozionale ed esperienziale, permessa in modo similare tanto dalle
composizioni musicali che dalle costruzioni architettoniche. Principali opere analizzate:
“Bolero” di Maurice Ravel, “Money for nothing” dei Dire Straits, Basilica di San Marco a
Venezia, Guggenheim Museum di F.L. Wright, e altre.
CAPITOLO SECONDO. Pilastri che cantano
Si torna sull’importante concetto di ritmo: in musica, trae origine dalla stessa fisiologia
umana, e in architettura connota sia le progressioni delle strutture, sia i significati simbolici
veicolati da fregi, statue e composizioni poste in specifiche modalità. Principali opere
analizzate: dal riferimento fondativo a “Pietre che cantano” dell’etnomusicologo Marius
Schneider, si analizzano i chiostri di San Cugat e della Cattedrale di Gerona, in Catalogna,
e altri. In un ricco paragrafo conclusivo, si mettono a confronto una serie di famose opere.

architettoniche con alcuni brani e canzoni (anche rock o popolari) per risalire al particolare
uso del ritmo, e alle similarità tra musica e architettura nell’idea e uso di questa preziosa
componente dell’esperienza umana.


CAPITOLO TERZO. Aria in chiesa
Dopo i confronti precedenti che chiariscono le affinità tra le due sfere di musica e
architettura, si passa a un approfondimento “monografico”, attraverso l’analisi comparata
di due specifiche opere dell’ingegno umano: la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza a Roma, e
l’“Aria sulla quarta corda” contenuta nella Suite n.3 (BVW 1068) di Johann Sebastian Bach.
Entrambe sono importanti esempi di stile barocco, che viene spiegato e contestualizzato,
concentrandosi anche sulle occorrenze geografiche e politiche nelle quali le opere vedono
la luce. Il barocco non è l’unico elemento che accomuna le due opere: c’è un particolare e
innovativo uso dell’armonia, concetto altrettanto importante che si evolve in un ideale
percorso intellettuale dal filosofo e matematico Pitagora all’architetto Le Corbusier. Grazie
al concetto di armonia, possiamo mettere a confronto le opere indicate di Borromini e
Bach e attraverso l’impiego del metodo deduttivo scoprire lo spirito trascendentale che ne
accomuna le strutture profonde.
CAPITOLO QUARTO. Chi rompe paga e i cocci sono i suoi
Grandi significati e grandi strutture vivono anche nel Novecento… anche destrutturati.
Nel capitolo quarto si chiamano in causa due grandi scuole di rottura: il decostruttivismo
in architettura (che scaturisce da espressionismo, costruttivismo, cubismo) e in musica la
dodecafonia e l’atonalità (anch’esse culmine di un percorso generato dalle avanguardie).
Si espone la loro storia e ci si concentra su figure di esponenti paradigmatici. Si procede
poi a confronti comparati tra opere di queste due correnti, in tre paragrafi consecutivi in
cui ci si focalizza sui concetti veicolati da tali confronti: La destrutturazione del linguaggio.
House VI di Peter Eisenman e “Mosè e Aronne” di Arnold Shomberg; L’assenza. “Note on
Conceptual” di P. Eisenman e 4’33” di John Cage; L’uso del computer. Il Guggenheim
Museum di Bilbao di Frank Owen Gehry e “HPSCHD” di John Cage.
Tra evoluzione e momenti di rottura, la forte affinità tra architettura e musica non è
visibile in modo immediato, ma grazie al percorso fatto è diventata comprensibile e ci
regala la possibilità di esperienze indimenticabili e profonde.
Epilogo
La parte conclusiva del saggio tira le somme con un riassunto del percorso e porge
l’augurio di nuovi viaggi tra musica e architettura, anche nelle produzioni contemporanee.