Elio Petri: il maestro del cinema, Da critico cinematografico ad autore della Trilogia della nevrosi.

Elio Petri prima come sceneggiatore, poi come aiuto-regia e infine come unica firma dei suoi lavori. Tutta la carriera del regista italiano, purtroppo durata non più di una manciata d’anni, è stata spesa nel tentativo di elaborare un linguaggio originale pur mantenendosi in generi codificati, in modo che i suoi film potessero trasformarsi in una risorsa per la società.

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Nel 1971 arriva l’analisi di Petri sul tema del lavoro: La classe operaia va in paradiso, infatti, è una profonda satira sulla vita dei dipendenti di una fabbrica. Questo lavoro verrà premiato con la Palma d’oro al Festival di Cannes.

Il ciclo si chiude poi con La proprietà non è più un furto del 1973 che, grazie alle interpretazioni di Ugo Tognazzi e di Flavio Bucci, indaga il tema della proprietà privata e della ricerca spasmodica di denaro come unico obiettivo di vita.

Tre anni dopo, Petri torna alla regia con Todo modo per raccontare infine il decadimento della dirigenza italiana impersonificata nei membri del partito politico Democrazia Cristiana. Ad aiutarlo nell’intento anche le musiche di Ennio Morricone.

Fedele a temi come la mafia
Gli anni Settanta vedono il culmine della poetica di Elio Petri con tre film che si è soliti raggruppare sotto il nome di Trilogia della nevrosi. Il primo, proprio del 1970, è Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, in cui la ricerca ossessiva di una sensazione di potere spinge il protagonista (Gian Maria Volonté) a uccidere la propria amante senza mai essere punito. La pellicola verrà premiata come miglior film straniero agli Oscar.