Addio al’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi leader di Forza Italia, il grande imprenditore è morto questa mattina 12 Giugno 2023, all’età di 86 anni. Il Cav. Silvio Berlusconi era ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano: era malato da tempo di leucemia ed era già stato ricoverato alcune settimane fa.

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Silvio Berlusconi è morto all’ospedale San Raffaele di Milano. Il leader di Forza Italia e fondatore di Mediaset aveva 86 anni. Berlusconi era tornato al San Raffaele lo scorso venerdì, dopo un lungo ricovero — di 45 giorni — terminato poche settimane fa, a causa di una polmonite e di una forma di leucemia (leucemia mielomonocitica cronica).

Aveva 86 anni. Se n’è andato stamani alle 9.30 all’ospedale San Raffaele di Milano, dove a stretto giro sono arrivati il fratello, Paolo Berlusconi, e poco dopo a bordo di auto diverse i figli Marina, Eleonora, Barbara e Pier Silvio. Ricoverato da venerdì scorso per accertamenti legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da tempo, non accennavano a migliorare. Poi la situazione è precipitata.

E’ stato l’uomo più facoltoso del Paese, per cominciare. Una ricchezza gaiamente esibita. Ma non era nato ricco, l’enorme agiatezza se l’era costruita, prima da costruttore edile Berlusconi, con la sua naturale abilità nel fare affari, fece crescere l’azienda, portando alla realizzazione di Milano 2, un enorme complesso residenziale alla periferia di Milano, nel 1961 fondò la sua prima impresa di successo, Edilnord, una società di costruzioni, poi da visionario catodico.

Berlusconi capì l’importanza della televisione e dei media come strumenti di influenza e potere. Nel 1974 fondò la sua prima rete televisiva, Telemilano, che sarebbe diventata il nucleo del suo impero mediatico, Mediaset. Mediaset, con le sue tre reti principali, Canale 5, Italia 1 e Rete 4, rivoluzionò la televisione italiana, rompendo il monopolio della televisione di stato, RAI. Storico presidente del Milan, che ha portato in vetta al mondo dopo averlo salvato dal fallimento, Berlusconi due anni fa era diventato numero uno del Monza, riportato in Serie A.

L’entrata in politica

Berlusconi fece il suo debutto in politica nel 1994, fondando il partito di centro-destra Forza Italia. Il suo ingresso in politica fu considerato da molti osservatori politici “una mossa per proteggere i suoi interessi commerciali”. In un paese politicamente frammentato, Berlusconi riuscì a unire diverse forze di centro-destra sotto la bandiera di Forza Italia, formando una coalizione vincente alle elezioni generali del 1994. Il suo mandato come Primo Ministro italiano, nonostante le continue polemiche, Berlusconi ha servito come Primo Ministro per un totale di quattro mandati, più di ogni altro leader italiano nel dopoguerra (3339 giorni). Le sue politiche economiche e sociali, come le riforme del mercato del lavoro e dell’istruzione, hanno ricevuto sia critiche che elogi, a seconda della posizione politica.

Durante la sua opera di governo, Berlusconi è intervenuto anche nel mondo dell’istruzione con due riforme, quella passato alla storia come “Riforma Moratti” e la seconda, detta “Riforma Gelmini”.

La prima, introdotta nel 2004 durante il mandato di Letizia Moratti come Ministro dell’Istruzione, introdusse cambiamenti significativi nell’istruzione italiana. Mirando a garantire un’istruzione di alta qualità per tutti, la riforma ha cambiato l’organizzazione e la struttura delle scuole superiori. La riforma ha sottolineato l’importanza dell’autonomia scolastica, dando alle scuole più flessibilità nella gestione dei loro programmi. La riforma ha ridotto la durata degli studi superiori da 5 a 4 anni, introducendo la figura del “credito formativo” per personalizzare il percorso di studio. Tuttavia, queste misure hanno causato preoccupazione per la compressione dei contenuti didattici.

La seconda, invece, implementata dal 2008 al 2010 sotto la guida del Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, ha portato a cambiamenti sostanziali nel sistema educativo italiano. La riforma mirava a ridurre i costi dell’istruzione e a migliorare l’efficienza del sistema. Ha introdotto misure come l’aumento del numero di studenti per classe, la riduzione del numero di insegnanti e la reintroduzione dell’insegnante unico nelle prime tre classi delle scuole primarie. Queste misure, sebbene concepite per ottimizzare le risorse, hanno suscitato numerose critiche. Molti hanno sostenuto che avrebbero potuto compromettere la qualità dell’istruzione. D’altra parte, la riforma ha introdotto l’obbligo di istruzione fino a 16 anni, estendendo l’istruzione obbligatoria.

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