Bahram Farrokhi con Ariberto Grifoni, componenti del Consiglio generale del Partito Radicale, Nonviolento Transnazionale

L’illusione storica odierna e lo ‘scippo islamico’ della rivoluzione antiscià nel 1979
di Bahram Farrokhi con Ariberto Grifoni componenti del Consiglio generale del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito.

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In questi giorni, in cui manifestazioni e marce a sostegno della Palestina e di Hamas e contro Israele hanno riempito le capitali europee, se da un lato ci sono intellettuali di sinistra in Europa e liberali in America che danno in escandescenze, dall’altro ci sono quelli come noi che ricordano gli eventi del 1978 e del 1979 dell’Iran e dell’Occidente ed evocano molti punti comuni.

Nel 1978, manifestazioni simili si tennero nelle capitali europee e a Washington e altre città degli Stati Uniti contro lo Scià, ma a favore della “rivoluzione islamica” e di Ruhollah Khomeini.

In quegli anni i principali filosofi, famosi scrittori, giornalisti e figure politiche di spicco della sinistra in Europa e dei liberali in America furono preda di una grande illusione.

In quegli anni non c’erano tracce di televisioni satellitari, né di Internet o dei social media, e l’unico modo per ottenere notizie dall’esterno erano i volantini e i manifesti affissi al muro clandestinamente o la radio a transistor a onde corte che era in grado di catturare la BBC britannica in alcune ore della notte.

I sostenitori occidentali dello ‘scippo’ khomeinista della rivoluzione antiscià riuscirono a diffondere le loro idee illusorie tra l’ingenuo popolo iraniano con questi primitivi mezzi, diremmo oggi, e a far cadere giovani e vecchi, alfabetizzati e analfabeti, urbani e rurali ecc… nella stessa illusione in cui loro stessi erano caduti.

Una generazione che è conosciuta come “quelli del cinquantasette” (anno della rivoluzione nel calendario in uso in Iran) seguì ciecamente e ingenuamente un percorso che alla fine, dopo 45 anni, non solo ha sacrificato se stessa, ma le conseguenze di questa stupidità storica continuano ad affliggere le generazioni successive sia in patria, sia fuori dall’Iran.

Oggi, quando il termine “generazione del 57” viene usato per dileggiare, dovrebbe essere giusto dire che 45 anni fa non solo il popolo iraniano, ma anche gli intellettuali e i politici di tutto il mondo, soprattutto in Occidente, che avevano trascorso una vita a fare ricerche e indagini scientifiche sulle questioni culturali o islamiche o politiche e sui diritti umani, rimasero intrappolati in questa illusione distruttiva.

Allora era solo l’inizio dell’epoca della grande illusione dell’Occidente: quando le democrazie credevano ancora di poter manovrare la locomotiva islamica e le loro “scaltre” élite vedevano l’Islam politico come una barriera contro l’espansionismo dell’Unione Sovietica.

Quarantacinque anni or sono i leader culturali e politici europei e americani espressero il loro rispetto e ammirazione per una persona dalla mentalità oscura come il capo islamico dell’Iran, cioè Khomeini.

Gli intellettuali di sinistra in Occidente accostavano Khomeini a Che Guevara: come Batista da Cuba, lo Scià veniva cacciato dall’Iran, perché corrotto e servo degli Yankees.

Nei loro scritti si affermava addirittura che “la rivoluzione islamica è un risveglio popolare dall’inquinamento prodotto dalla società capitalista e dalla sua cultura decadente”.

I liberali americani, in una folle ebbrezza che annebbiava completamente ragione e saggezza, paragonavano Ruhollah Khomeini ai fondatori della democrazia negli Stati Uniti!

Nel suo esilio francese a Noufel-Lochato a Parigi, Khomeini era circondato giorno e notte da giornalisti e intellettuali della Gauche, e ogni parola senza senso che pronunciava veniva infiocchettata e poi divulgata dalle pagine dei giornali, da radio e televisioni. Si può dire con certezza che tutti furono ipnotizzati dai suoi occhi penetranti e malvagi! Il cattivo che avrebbe dovuto bruciare presto il regime fantoccio dello Scià, ha causato per decenni instabilità e conflitti sanguinosi nella regione del Medio Oriente, il primo dei quali, “la guerra degli otto anni” con l’Iraq, ha devastato il paese, basti pensare che gran parte dei comandanti delle forze armate iraniane, sono stati giustiziati dal regime islamico, prima dell’inizio dell’invasione di Saddam Hussein, come aveva fatto Stalin col processo – purga del maggio – giugno 1937 decapitando l’Armata Rossa, e così il paese senza uno stato maggiore competente restò indifeso.

L’elenco delle personalità del mondo occidentale che sostennero Khomeini è lunghissimo: dai futuri premi Nobel come Gabriel García Márquez e Gunter Gross a Jean-Paul Sartre, Roger Garaudy e Michel Foucault ed Eric Rollo, che nei loro articoli paragonarono Khomeini a figure mitiche dell’Occidente.

In questi giorni sui social media si vedono foto o video della marcia delle femministe e della comunità LGBT a sostegno della Palestina e di Hamas che ricordano molto quel periodo, quando figure di femministe e di LGBT famose nel mondo esprimevano il loro sostegno allo ‘scippo’ khomeinista della rivoluzione antiscià e l’hijab delle donne che manifestavano nelle città iraniane fu considerato un “simbolo della resistenza” contro la “tirannia reale” e “l’imperialismo occidentale”.

Allo stesso tempo, le femministe, inclusa l’americana Kate Millet, andarono a Teheran. La francese Simone de Beauvoir, che era a capo del “Comitato internazionale per la difesa dei diritti delle donne”, inviò in Iran una delegazione di venti membri, tra cui femministe, giornaliste, scrittrici, avvocati e attiviste del movimento delle donne di varie nazionalità: francesi, italiane, tedesche, egiziane, ecc… Nella loro delegazione erano presenti anche rappresentanti della comunità LGBT. I membri di questa delegazione, che andò a “difendere i diritti delle donne nell’Iran rivoluzionario di Khomeini”, incontrarono e parlarono con molti esponenti del governo, tra cui lo stesso Ruhollah Khomeini, Mehdi Bazargan e Mahmoud Taleghani.

Si può fare un’eccezione di Oriana Fallaci che, dopo aver intervistato Khomeini, previde in una certa misura le tragedie che erano in arrivo, come l’hijab obbligatorio, la lapidazione e la perdita di ogni diritto civile per le donne iraniane, e in seguito all’attacco degli islamisti contro l’Occidente, nei suoi articoli e libri, ha messo in guardia i governi delle democrazie contro l’Islam politico, ricevendo come risposta l’accusa di “islamofobia”!

I politici europei di sinistra e gli statisti liberali che sostengono il Partito Democratico americano non sono stati esenti da questa illusione.

Quasi senza eccezione, i partiti socialisti e comunisti e leader sindacali in Europa sostenevano Khomeini e la “rivoluzione islamica” contro il governo dello Scià con grandi manifestazioni nelle capitali europee.

Negli Stati Uniti, Andrew Young, l’ambasciatore americano presso le Nazioni Unite nell’amministrazione Carter, definì Khomeini una sorta di santo democratico e paragonò lo ‘scippo’ islamico della rivoluzione antiscià alla rivoluzione americana dei diritti civili e della cittadinanza.

William Sullivan, l’ambasciatore americano a Teheran, andò oltre e nella sua corrispondenza paragonò il carattere di Khomeini a Gandhi!

L’inviato di Carter, Richard Falk, per incontrare Khomeini a Parigi, parlava di lui come il leader di una rivoluzione non violenta!

Tali confronti ed elogi si trovano in abbondanza nei giornali e nelle memorie scritte allora, e su di essi ci si potrebbe soffermare con innumerevoli articoli.

Il nocciolo della questione è che il criminale Khomeini, i suoi sostenitori e gli epigoni, in qualche modo hanno ingannato i politici e opinione pubblica mondiale.
È divenuto il fondatore di un regime che ha reso insicuro il mondo intero, dall’Europa all’America, dall’Asia all’Africa, e ha preso in ostaggio il popolo iraniano, circa 90 milioni di cittadini, per più di quattro decenni.

Tuttavia, da allora il devastante silenzio degli intellettuali e dei politici occidentali ha coperto i crimini contro le donne, i baha’i, i cristiani convertiti, gli ebrei, i gruppi etnici e LGBT e perfino i comuni cittadini.
Quelle labbra che hanno raccontato tante storie negli anni della rivoluzione sono state cucite per sempre?

Negli ultimi anni, quando i giovani della generazione Z in Iran, stufi di tutti questi crimini e dopo diverse rivolte e spargimento di sangue ad opera del regime islamico, hanno creato il movimento nazionale “Donna Vita Libertà”, hanno messo quotidianamente in discussione la coscienza collettiva di intellettuali e politici.
Ma ancora una volta, non si hanno notizie di grandi manifestazioni oceaniche nelle capitali europee e americane per la libertà e la democrazia in Iran.

La domanda è: quando i governi democratici occidentali apriranno finalmente gli occhi per vedere la realtà dell’Iran e tenderanno le orecchie non per sentire le storie dei lobbisti e degli emissari degli ayatollah della Repubblica Islamica?

Proprio come nel 1979, quando il mondo intero chiuse gli occhi di fronte alla vera natura di Khomeini e alla sua ideologia distruttiva, così oggi, finora ha chiuso gli occhi di fronte ad Hamas e all’Islam politico.

Quasi tutti gli opinion makers da ogni angolo del mondo sottolineano il ruolo criminale del regime islamico negli attacchi terroristici e pogromisti del 7 ottobre in Israele e nello scoppio della guerra nel Vicino Oriente, ma questo ruolo o non è confermato dagli statisti europei e americani, o si esprimono in modo così tanto vago che nessuno ne capisce qualcosa. È come se avessero paura di svelare ai popoli il mostro che hanno creato.

Certo è che tra il popolo ferito dell’Iran non sono pochi quelli che sorridono significativamente all’avanzare dell’Islam politico nel cuore dell’Europa e invocano in cuor loro la punizione delle società occidentali come ‘cura’ per far finalmente comprendere cosa significhino quattro decenni e più di sofferenze e difficoltà imposte all’intera grande nazione, dal Mar Caspio al Golfo Persico.

E infine, coloro che insistono costantemente sulla formazione di uno “Stato palestinese”, ma non menzionano la necessità che sia democratico, non sembrano in grado di capire che se questi gruppi terroristici islamici sono capaci di commettere crimini della portata di quelli commessi il 7 ottobre in assenza di un loro “Stato”, guai al giorno in cui potranno godere delle strutture di un Paese indipendente come l’esercito e le forze convenzionali!

Se non si corregge subito la politica nei confronti del regime dei mullah, si ripeterà in peggio quanto avvenne col gruppo islamico che ottenne il potere governativo e la sovranità in Iran nel 1979 e fondò la “Repubblica Islamica”, con tutte le conseguenze sanguinose e distruttive non solo per il Medio Oriente, ma per il mondo intero!